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MADRE

THEATRE

  • YEAR:

    2014

  • CONCEPT:

    Azzurra De Gregorio

  • PHOTO:

    Paolo Lafratta

 

Scritto e diretto da/written and directed by Azzurra De Gregorio

Costumi/costumes  Marina Miozza

Sound Design Massimo Scamarcio

Scene/scenes Michelangelo Tomaro

Con/ with Giulio Maroncelli, Rossella Massari, Arianna Ricciardi, Ilaria Barone, Luciana di Nardo

Produzione/Production Frentania Teatri
Assistente alla regia/director assistant Giandomenico Sale
Assistenza musicale/musical assistance Gianni Tamburelli

Note di regia.

Esiste un amore più grande di quello di e per una madre?
Quando diventiamo adulti, come viviamo il nostro distacco da lei?
Ma, soprattutto, cosa cerchiamo di lei in colui/colei che amiamo?
Queste, le domande da cui parte lo spettacolo. Queste, le basi che ne costituiscono la struttura essenziale.

L’opera, divisa in tre momenti principali (la nascita, il distacco, l’unione con un altro essere), è infatti incentrata sull’importanza che la figura materna ricopre all’interno dell’educazione sentimentale di un individuo e mette in evidenza il modo in cui questa è in grado di influenzare sia la scelta della persona amata che il suo rapporto con essa.

Quella che emergerà da questa opera sarà dunque la rappresentazione di una madre capace di assorbire su se stessa più ruoli contemporaneamente: santa, puttana, figlia, sposa, sorella, amante… In un ciclo continuo e complesso in cui alchimie, pulsioni, miti e desideri si mescolano fin quasi a confondersi tra loro, lasciando emergere dei ritratti di individui frammentati e decentrati, alle prese con rotture e legami indissolubili.

I due attori in scena, piuttosto che interpretare dei ‘personaggi’, mettono in luce la complessità e l’interscambiabilità dei ruoli (il figlio, la madre, l’amante, lo sposo…) che ci vengono tradizionalmente imposti al fine di cristallizzare e formalizzare la natura mutevole e spontanea di qualsiasi interazione tra individui. Essi ci parlano, come direbbe Elemire  Zolla, dell’ ”umana nostalgia dell’interezza”, quella nostalgia che conduce alla brama e all’inseguimento  di qualcosa da cui siamo stati irrimediabilmente divisi. Essi, in fondo, non sono che ‘macchine desideranti’, che sperimentano sulla loro pelle produzione continua di desiderio inconscio.

Does exist a bigger love than the one for and of a mother?
When we become adults, how do we live our separation form her?
But, especially, what do we search for of her in the one we love?
These are the questions from which the work comes from. These are the basis that constitute its essential structure.

The opera, divided in three main moments (the birth, the detachment, the union with another being), is in fact based on the mother’s importance in the sentimental education of an individual and highlights the way how this figure influences the choice of the loved person and the relationship with him/her.

What will emerge from this work will be the representation of a mother able to absorb many roles at the same time: saint, whore, daughter, bride, sister, lover… In a continuous and complex cycle where alchemies, impulses myths and desires mix and almost confuse themselves, letting emerge portraits of fragmented and decentralized individuals, up against breakage and indissoluble bonds.

The two actors on stage, rather than interpreting ‘characters’, evidence the complexity and the commonality of the roles (the son, the mother, the lover, the husband) that are traditionally imposed in order to crystallize and formalize the spontaneous nature of any interaction between individuals. They talk about, as Elemire Zolla would say, the “human nostalgia of the entirety”, that kind of nostalgia that leads us to long for and to follow something from which we were irremediable divided. In the end, we could say that they are ‘desiring machines’ who experiment on their skin continuous production of unconscious desire. 

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